
Qualche anno fa Valentino, rispondendo ad una intervistatrice che gli chiedeva il suo parere sugli influencer, rispose che “gli influencer propongono scelte ridicole e sbagliate e diffondono il cattivo gusto”, ed aggiungeva che “bisogna che il proprio stile vinca sulla volgarità: questo incredibile mercato del cattivo gusto si infiltra sempre più nel mondo dei giovani, grazie agli influencer che propongono scelte ridicole e sbagliate”. L’intervistatrice, incalzandolo, chiese cosa ne pensasse se fosse stato definito, anche lui, un influencer, visto il numero di follower che lo seguono sul suo profilo Instagram. Valentino replicò: “No, non voglio essere chiamato così e ci sono influencer e influencer”.
Bene, queste poche parole espresse dal grande vate della moda made in Italy sono una felice sintesi dell’attuale fenomeno del marketing digitale: se ne prende le distanze ma tutti ne fanno ricorso.
In un mondo che viaggia sempre più velocemente è difficile oggi per le imprese di qualsiasi settore emergere e mantenere la posizione di leadership nel mercato ed ecco che, nel corso degli ultimi decenni le innovazioni digitali sono diventate la risoluzione a tutti i problemi e vengono viste, oggi, come un’opportunità.
Chi sono gli influencer e come agiscono?
In questo contesto “rivoluzionario” si è fatta strada, affiancando l’advertising tradizionale, l’Influencer Marketing. Quest’ultima pratica utilizza soggetti, noti come Influencer, per promuovere un prodotto o servizio, in grado di pilotare le preferenze di acquisto di potenziali acquirenti e orientare le attività di marketing attorno a questi soggetti, i quali possono essere VIP o meno: l’importante è la loro visibilità e credibilità di fronte agli utenti.
Solitamente, le piattaforme virtuali utilizzate sono Instagram e Facebook dove, gran parte di Influencer, sono capaci di attrarre una notevole una massa di utenti. Difatti, è dimostrato che quando il prodotto è sponsorizzato soprattutto su Instagram, si scatena un diverso approccio rispetto ad altri canali maggiormente tradizionali, perché i consumatori riescono a interagire maggiormente con chi sta consigliando o promuovendo il prodotto o sponsorizzando il brand. Le aziende, pertanto, si orientano verso quegli influencer che risultano, attraverso delle ricerche e delle indagini, più popolari e maggiormente in grado di influenzare le opinioni dei consumatori.
Ultimamente, numerosi brand, dai più grandi a quelli più piccoli, hanno tentato la carta dell’influencer marketing con esiti spesso di grande successo. Che i propri prodotti siano testati e recensiti da una web celebrity più o meno grande significa offrire potenzialmente molti vantaggi in termini di aumento della brand awareness e del livello di fiducia percepita da parte dei consumatori nei confronti dell’azienda.
Advertising tradizionale o Influencer Marketing nella strategia di marketing del fashion system?
Ultimamente, sembrerebbe che la maggior parte dei brand si dedichi quasi esclusivamente al social marketing, trascurando la pubblicità su rivista. Tuttavia, le due modalità possono coesistere: per raggiungere un pubblico più giovane e trasversale può essere utile servirsi delle piattaforme social (Instagram, Facebook); per rivolgersi invece a un pubblico fidelizzato con le riviste di moda, si può continuare con le strategie di marketing tradizionali.
Vi sono, però, alcune case di moda che ancora oggi preferiscono non servirsi dei social media, in quanto potrebbe esserci il problema di non riuscire più a controllare l’immagine del brand. Alcune case di moda, in genere i brand luxury, preferiscono ancora non servirsi degli influencer perché non vogliono essere associati a un mezzo di pubblicità considerato di massa e non in linea con la loro identità.
Moda e futuro, il fashion post pandemia come sarà?
Di sicuro sarà diverso e tutti ne sono convinti, stilisti, aziende della alta moda, sartorie artigianali su misura e consumatori.
Siamo ancora in una fase di passaggio, dove sicuramente c’è molta ansia ed incertezza. Sfilate, party, feste, sembrano ormai dei ricordi lontani.
Tuttavia, si dovrà reagire e non è possibile prescindere dal continuare a presentare i prodotti in una maniera che si consenta alla gente di vivere il proprio sogno e di credere in una rinascita, immaginando il futuro della moda più impegnata dal punto di vista sociale e culturale.
Il web è comunicazione e, pertanto, questi mutamenti generati dalla pandemia influenzeranno tutto il mondo della moda che dovrà trovare nell’online il giusto sostegno.
Però, fa parte del futuro riuscire a trasformare il rapporto con il cliente in qualcosa di più del mero rapporto brand-cliente e al contempo, questa situazione dovrà far riflettere sull’importanza dell’artigianalità, su quanto sia importante tornare a lavorare anche in loco, a riallacciare rapporti con le aziende italiane. Occorre sottolineare quest’aspetto perché l’artigianalità, oltre che essere legata al pregio, per noi italiani è un patrimonio culturale molto importante.
Infine, l’e-commerce, la digitalizzazione, una particolare attenzione alla sostenibilità, saranno i futuri ed efficaci alleati della rinascita della moda made in Italy. Veniamo da un decennio di shopping low cost e adesso forse vedremo un movimento anti consumistico. Per raggiungere consumatori sempre più disillusi e frugali, i marchi devono usare modi creativi per riacquistare valore e ripensare la loro missione aziendale.
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