A cosa serve la sfilata di moda?
La sfilata di moda
Per affrontare questo argomento, ritengo sia necessario partire da alcune premesse essenziali per comprendere la funzione della Sfilata di Moda nell’epoca che stiamo vivendo.
Innanzitutto, è importante comprendere il significato di due termini che racchiudono il grande mondo della moda: Haute Couture e Prêt-à-porter.
L’Haute Couture (alta moda), sinonimo di sartorialità, esclusività, eleganza e luxury, potremmo ritenere che sia nata nel 1857, anno in cui un couturier inglese, Charles Frédéric Worth, aprì a Parigi il suo atelier rivoluzionando il lavoro puramente esecutivo del sarto (colui che realizza capi di abbigliamento in base alle richieste della propria clientela) creando per la prima volta dei modelli inediti in completa autonomia espressiva. Le clienti, pertanto, si limitavano unicamente a scegliere tra una serie di proposte predefinite, poi realizzate su misura dal citato couturier. L’alta moda, oggi, crea abiti originali ed unici, che spesso sono veri e propri pezzi unici, pensati più come vetrina per lo stilista che come elementi da produrre in serie.
Il Prêt-à-porter nasce molto più tardi e potremmo farlo risalire agli anni Sessanta/Settanta quando, prima in Francia, a Parigi, e poi in Italia dove molti noti creatori di moda fecero diventare Milano la capitale internazionale del prêt-à-porter”, ossia una collezione che segue delle regole standard e delle regole di produzione di massa e che riguarda una moda, come dice la parola stessa, pronta da indossare. È concentrata quindi su capi più o meno pratici, pensati per lo stile di tutti i giorni, senza però trascurare l’esclusività e la ricercatezza della moda. Ovviamente, oggi, le due espressioni della moda convivono.
La sfilata
La sfilata, che può essere collettiva (comprende più stilisti o brand) oppure singola (un solo stilista o brand), nasce come presentazione di una nuova collezione stagionale e serve a mostrare ai buyer, ai proprietari di negozi e alla stampa specializzata internazionale, a cui è affidato il compito di mettere insieme tutte le sfilate ed estrapolare i trend di stagione, le nuove proposte e i nuovi modelli. Le sfilate di capi di haute couture, vere e proprie opere d’arte, sono riservate a una clientela molto ristretta e servono soprattutto alle marche per conservare un’immagine di lusso nel mondo intero. Le sfilate di prêt-à-porter sono caratterizzate da collezioni più grandi, che vengono successivamente distribuite nei negozi, e sono destinate ad una clientela più ampia. Pertanto, è tutt’oggi uno degli strumenti promozionali più potenti del fashion system, sempre più contagiata dai meccanismi della spettacolarizzazione, acquistando carattere di intrattenimento ed evento grandioso e bramato dai più. La partecipazione, soprattutto seduti in prima fila, era percepita non solo come il posto migliore da cui osservare le collezioni, ma anche come uno status symbol. Difatti, a partire soprattutto dagli anni Ottanta e Novanta, le sfilate si sono trasformate radicalmente e sono diventate spettacolo, un avvenimento pubblico seguito dai media e frequentato da moltissima gente: star, attrici, uomini d’affari, giornalisti, blogger ed influencer (anche in diretta streaming, con l’avvento di Internet), dove le top model erano celebri e protagoniste dell’evento, al pari dei nomi dei più noti e affermati stilisti. Musica, teatralità, location alternative, effetti scenografici sono alcuni tra gli ingredienti che ancora oggi continuano a stupire e ad affascinare il pubblico.
L’evoluzione della sfilata al giorno d’oggi
Passato il periodo di euforia dei favolosi anni Ottanta e Novanta, i mutamenti economici e sociali e lo straordinario sviluppo tecnologico (internet ha avuto un grandissimo impatto anche nel settore della moda, consentendo di seguire la trasmissione in diretta online delle sfilate, con conseguente audience internazionale istantanea e un accesso al mondo della moda senza precedenti), hanno ridimensionato la grandiosità dell’evento sfilata. Difatti, quegli eventi esclusivi e riservati a una cerchia ristretta di spettatori, si sono progressivamente democratizzati grazie al web e soprattutto ai social network. Oggi le sfilate possono essere seguite più attraverso l’obiettivo del cellulare che in presenza. Sono ormai tanti gli influencer, i blogger, e utenti di ogni genere che riprendono, anche in diretta, e fotografano i look più belli per poi condividerli istantaneamente sui propri canali. Peraltro, pare che non ci sia molto di nuovo sotto il sole; i trend si ripetono quasi uguali in ogni occasione e, alla fine la sfilata, soprattutto per i grandi brand e i fashion designer, diventa un evento che tiene viva l’attenzione su una griffe, che in questo modo può mostrarsi al pubblico in una maniera spettacolare.
Oggi le sfilate più importanti si svolgono durante le cosiddette “fashion week” (alle quali vorrei dedicare più spazio in altro blog), organizzate quattro volte all’anno al fine di presentare ai vari attori del sistema, da parte delle più note aziende di prêt-à-porter, le nuove collezioni autunno/inverno e primavera/estate sia femminili sia maschili.
A questo punto, nasce spontaneo chiedersi perché l’evento sfilata conserva, anche se in modo diverso per ciascun creatore di moda, la sua funzione. Per rispondere è necessario tornare ad analizzare chi sono oggi gli attori che vi partecipano e quale utilità ne ricava ciascuno di essi.
A seguito dei cambiamenti sociali, del mercato, della produzione e della distribuzione, avvenuti anche nel mondo della moda negli ultimi decenni, alcune figure professionali creative hanno modificato il proprio ruolo oppure lo hanno diversificato.
In passato (come già scritto) c’erano i couturier che proponevano alle clienti modelli predefiniti da realizzare, poi, su misura (l’Haute Couture). Basti pensare alle grandi sartorie artigianali delle Sorelle Fontana, di Pucci, di Versace, di Gianfranco Ferrè e tanti altri, solo per citare alcune di quelle italiane.
L’alta moda, oggi, crea abiti che sono pezzi unici, pensati più come vetrina per lo stilista che come elementi da produrre in serie: puro esercizio stilistico fine a se stesso e, talvolta, solo autocelebrativo.
Con l’avvento del Prêt-à-porter, molti stilisti e creatori di moda hanno dovuto diversificarsi ed hanno cominciato a creare collezioni per la produzione di massa. Lo stilista, la figura creativa d’eccellenza che immagina, disegna e progetta collezioni di moda e outfit completi, è diventato imprenditore industriale.
I fashion designer studiano le tendenze, selezionano colori e materiali, inventano, disegnano, supervisionano la produzione finale, ispirano le campagne di comunicazione e i concept dei fashion show, ovvero il momento di massima visibilità di un brand del lusso.
La figura del couturier, però, sopravvive con le sartorie artigianali, portatrici di quei valori che rimandano all’applicazione di cicli di vita del prodotto sostenibili. Con esse, l’alta sartoria artigianale torna alla ribalta e diventa protagonista recuperando tecniche antiche nel solco della migliore tradizione sartoriale italiana, creando e proponendo alla clientela capi unici, esclusivi e durevoli nel tempo. Il loro ruolo assume importanza sociale ed economica in questo processo evolutivo, innovando con una cultura diversa rivolta anche all’ambiente, con un richiamo alla sostenibilità e un ritorno alla qualità, soprattutto quella dei tessuti e dei filati innovativi perché meno inquinanti e più durevoli.
In conclusione, le sfilate sono ancora necessarie a tutti gli attori creatori di moda: agli stilisti ed ai grandi brand per attirare l’attenzione, soprattutto dei buyers per la produzione di massa del lusso e alle sartorie artigianali per lanciare nuove idee e attirare maggiore clientela, nel proprio atelier, che desideri un abito realizzato su misura esclusivo, di alta qualità, durevole nel tempo e nel rispetto dell’ambiente: un piccolo lusso personale, irrinunciabile per tutti i connoisseur dell’eleganza.
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